sabato 31 maggio 2008

Rapporto annuale Amnesty International

Amnesty: «In 61 paesi del mondo si continua a praticare la tortura»

Critiche agli Usa. «Ingiustizia, disuguaglianza e impunità sono i tratti significativi del mondo di oggi»

A 60 anni dall'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in almeno 61 paesi del Mondo ci sono prove che sia ancora praticata la tortura; in altri 54 si celebrano processi iniqui e in 77 non è consentita la libera espressione delle idee. Nel rapporto annuale 2008 di Amnesty International, che contiene questi dati, si chiede ufficialmente ai leader mondiali di porgere le scuse per questi 60 anni di fallimenti. E' un quadro drammatico, che fotografa un mondo che non migliora, anzi. «L'ingiustizia, la disuguaglianza e l'impunità sono i tratti significativi del mondo di oggi» ha detto il presidente della sezione italiana di Amnesty Paolo Pobbiati durante la presentazione del rapporto. «Le crisi dei diritti umani in Darfur, Zimbabwe, Gaza, Iraq e Myanmar richiedono un’azione immediata - ha aggiunto Pobbiati. I governi devono agire subito, per colmare il divario crescente tra ciò in cui s’impegnano e quello che fanno».

LE RESPONSABILITÀ DEGLI USA - Dall'analisi di Amnesty International risulta emerge che gli Stati Uniti, alla luce del loro ruolo di paese guida, stiano ispirano la linea di condotta agli altri governi. L’amministrazione di Bush ha proseguito nel tentativo di indebolire il divieto assoluto della tortura e degli altri maltrattamenti. Autorevoli esponenti hanno evitato di denunciare la famigerata pratica del waterboarding. Il presidente Bush ha autorizzato la Cia a ricorrere ancora alla detenzione e agli interrogatori segreti, sebbene ciò si configuri come crimine internazionale. Centinaia di prigionieri a Guantanamo e Bagram, e migliaia in Iraq, sono rimasti per un altro anno (in molti casi, per il sesto anno consecutivo) in stato di detenzione senza accusa né processo. Il governo americano non ha fatto sì che le sue forze presenti in Iraq fossero chiamate a rispondere del proprio operato. L’ordine emesso dall’Autorità provvisoria della coalizione nel giugno 2004, che garantisce l’immunità dai procedimenti giudiziari locali alle compagnie private straniere che svolgono attività militari e di sicurezza, costituisce da questo punto di vista un ulteriore ostacolo. Grande impressione ha destato, nel settembre 2007, l’uccisione di almeno 17 civili iracheni ad opera di personale assunto dalla compagnia privata di sicurezza Blackwater. Queste azioni non hanno apportato alcun beneficio alla lotta contro il terrorismo, al contrario hanno recato grave danno al prestigio e all’influenza internazionale degli Usa.

PREOCCUPAZIONI PER IL RAZZISMO IN ITALIA - Un capitolo del rapporto è dedicato anche al nostro paese, in particolare alle preoccupazioni per la crescita di sentimenti xenofobi. «Temiamo che il clima di razzismo e le leggi o proposte di legge contrarie agli standard internazionali sui diritti umani la stiano trasformando in un paese pericoloso» – ha dichiarato Daniela Carboni, direttrice dell’Ufficio campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International.

I CASI GIUDIZIARI - Nella sezione del rapporto dedicata all'Italua si prendono in esame anche diversi casi giudiziari: dal processo sugli incidenti del G8 a Genova, alle modalità dell'intervento della polizia in Val di Susa, alla morte di Federico Aldrovandi a Ferrara il 25 settembre 2005, dopo essere stato fermato dai quattro agenti. E ancora: il caso di Aldo Bianzino, un falegname di 44 anni, morto il 14 ottobre 2007 nel carcere di Capanne a Perugia, dove era stato condotto in stato d’arresto due giorni prima assieme alla sua compagna. Poi la tragica vicenda di Gabriele Sandri, ucciso da un colpo d’arma da fuoco esploso da un agente della polizia stradale, mentre si trovava in uscita da un autogrill in auto con alcuni amici, assieme i quali era diretto a Milano per seguire la partita della sua squadra in trasferta. Sul caso sono in corso indagini da parte della magistratura.
http://www.amnesty.it

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