mercoledì 30 settembre 2009

CHE GODURIA

Che quest'anno per noi anti milanisti sarebbe stato un anno ricco di soddisfazioni non lo si scopre di certo stasera,ma vedere i mafiosi perdere 1a 0 in casa con lo Zurigo fa sempre un certo effetto di goduria e eccitazione.Grazie Zurigo

martedì 29 settembre 2009

Lettera scritta da Paolo Scaroni(tifoso mandato in coma dalla cellere a Verona)

Ill.mo Ministro degli Interni
p.c. Presidente della Repubblica
p.c. Presidente del Consiglio
p.c. Ministro di Giustizia
p.c. Sindaco di Brescia
p.c. Prefetto di Brescia
p.c. Questore di Brescia
p.c. Sindaco di Verona
p.c. giornali e tv

scrivo questa lettera alla vigilia dell’anniversario di una data
che mi ha cambiato la vita: il 24 settembre del 2005.
Mi presento: sono Paolo Scaroni, abito a Castenedolo, piccolo paese della provincia
di Brescia.
Ero un allevatore di tori.
Ero un ragazzo normale, con amicizie, una ragazza, passioni, sani valori -anche
sportivi- e la giusta curiosità. Facevo infatti molto sport e viaggiavo quando potevo.
Ero soprattutto un grande tifoso del Brescia.
Una persona normale, come tante, direbbe Lei.
Oggi non lo sono più (per la verità tifoso del Brescia lo sono rimasto, sebbene non
possa più vivere la partita allo stadio com’ero solito fare: cantando, saltando,
godendo oppure soffrendo).
Tutto è cambiato il 24 settembre del 2005, nella stazione di Porta Nuova a Verona.
Quel giorno, alla pari di migliaia di tifosi bresciani -fra i quali molte famiglie e
bambini- avevo deciso di seguire la Leonessa a Verona con le migliori intenzioni, per
quella che si preannunciava una sfida decisiva per il nostro campionato di serie B.
Finita la partita, siamo stati scortati in stazione dalla polizia senza nessun intoppo o
tensione. Dopo essermi recato al bar sottostante la stazione, stavo tornando con molta
serenità al treno riservato a noi tifosi portando dell’acqua al resto della compagnia
(era stata una giornata molto calda ed eravamo quasi tutti disidratati). Tutti gli altri
tifosi erano già pronti sui vagoni per fare velocemente ritorno a Brescia. Mancavano
pochi minuti ed i binari della stazione erano completamente deserti. Cosa alquanto
strana visto il periodo, l’orario e soprattutto la città in cui eravamo, centro nevralgico
per il passaggio dei treni.
Improvvisamente, senza alcun preavviso o motivo apparente, sono stato travolto da
una carica di “alleggerimento” del reparto celere in servizio quel giorno per
mantenere l’ordine pubblico e picchiato a sangue, senza avere nemmeno la possibilità
di ripararmi. Sottratto al pestaggio dagli amici (colpiti loro stessi dalla furia delle
manganellate), sono entrato in coma nel giro di pochissimo e quasi morto.
Dopo circa venti minuti dall’aver perso conoscenza sono stato caricato su
un’ambulanza -osteggiata, più o meno velatamente, dallo stesso reparto che mi aveva
aggredito- e trasportato all’ospedale di Borgo Trento a Verona. Lì sono stato operato
d’urgenza. Lì sono stato salvato. Lì sono tornato dal coma dopo molte settimane. Lì
ho passato alcuni mesi della mia nuova vita. Una vita d’inferno.
Nel frattempo la mia famiglia, in uno stato d’animo che fatico ad immaginare, subiva
pressioni e minacce affinché la mia vicenda mantenesse un basso profilo.
Ai miei amici non andava certo meglio, nonostante tutti gli sforzi per far uscire la
verità.
Ovviamente, alcune cose di cui sopra le ho sapute molto tempo dopo la mia
aggressione. Il resto l’ho scoperto grazie al lavoro del mio avvocato.
Dalla ricostruzione dei fatti e tramite le tante testimonianze, emerge un quadro
inquietante, quasi da non credere; ma proprio per questo da rendere pubblico.
In seguito alle gravissime lesioni subite, presso la Procura della Repubblica di
Verona è iniziato un procedimento a carico di alcuni poliziotti e funzionari
identificati quali autori delle lesioni da me subite. Nonostante il Giudice per le
Indagini Preliminari abbia respinto due volte la richiesta d’archiviazione, il Pubblico
Ministero non ha ancora esercitato l’azione penale contro gli indagati.
Mi domando per quale ragione ciò avvenga e perché mi sia negata giustizia.
Oggi, dopo avere perso quasi tutto, rimango perciò nell’attesa di un processo,
nemmeno tanto scontato, considerati i precedenti ed i tentativi di screditarmi.
Oltretutto i poliziotti erano tutti a volto coperto, quindi non identificabili (com’è
possibile tutto questo?), sebbene a comandarli ci fosse una persona
riconoscibilissima.
Dopo le tante bugie e cattiverie uscite in modo strumentale sul mio conto a seguito
della vicenda, aspetto soprattutto che mi venga restituita la dignità.
Ill.mo Ministro degli Interni, sebbene la mia vicenda non abbia destato lo stesso
scalpore, ricorda un po’ le tragedie di Gabriele Sandri, di Carlo Giuliani, ed in
particolare di Federico Aldrovandi (accaduta a poche ore di distanza dalla mia), con
una piccola, grande differenza: io la mia storia la posso ancora raccontare, nonostante
tutto.
Le dinamiche delle vicende sopra citate forse non saranno identiche, ma la volontà di
uccidere sì, è stata la medesima. Altrimenti non si spiega l’accanimento di queste
persone nei miei confronti, soprattutto se si considera che non vi era una reale
situazione di pericolo: era tutto tranquillo; ero caduto a terra; ero completamente
inerme. Ma le manganellate, come descrive il referto medico, non si sono più
fermate.
Forse, ho pensato, oltre alla vita volevano togliermi anche l’anima.
Per farla breve, in pochi secondi ho perso quasi tutto quello per cui avevo vissuto -per
questo mi sento ogni giorno più vicino a Federico- e senza un motivo apparente.
Sempre ovviamente che esista una giustificazione per scatenare tanta crudeltà ed
efficienza.
Le mie funzioni fisiche sono state ridotte notevolmente, e nonostante la lunga
riabilitazione a cui mi sottopongo da anni con molta tenacia non avrò molti margini
di miglioramento. Questo lo so quasi con certezza: l’unica cosa funzionante come
prima nel mio corpo infatti è il cervello, attivo come non mai. Dopo quattro anni non
ho ancora stabilito se questa sia stata una fortuna.
Ho perso il lavoro, sebbene abbia un padre caparbio che insiste nel mandare avanti la
mia ditta, sottraendo tempo e valore ai suoi impegni.
Ho perso la ragazza.
Ho perso il gusto del viaggiare (il più delle volte quelli che erano itinerari di piacere
si sono trasformati in veri e propri calvari a causa delle mie condizioni fisiche),
nonostante mi spinga ancora molto lontano.
Ho perso soprattutto molte certezze, relative alla Libertà, al Rispetto, alla Dignità,
alla Giustizia e soprattutto alla Sicurezza.
Quella sicurezza che Lei invoca ogni giorno, e tenta d’imporre sommando nuove
leggi e nuove norme a quelle già esistenti (fino a ieri molto efficaci, almeno per
l’opinione pubblica).
Peccato però che queste leggi non abbiano saputo difendere me, Federico, Carlo e
Gabriele dagli eccessi di coloro che rappresentavano, in quel momento, le istituzioni.
Ill.mo Ministro degli Interni, alcune cose mi martellano più di tutto: ogni giorno mi
domando infatti cosa possa spingere degli uomini a tanto. Non ho la risposta.
Ogni giorno mi domando se qualcuna di queste tragedie potesse essere evitata. La
risposta è sempre quella: sì.
A mio modesto parere, ciò che ha permesso a queste persone di liberare la parte
peggiore di sé è stata la sicurezza di farla franca.
Sembra un paradosso, ma in un Paese come il nostro in cui si parla tanto di “certezza
della pena”, di “responsabilità” e di “omertà”, proprio coloro che dovrebbero dare
l’esempio agiscono impuniti infrangendo ogni legge scritta e non, disonorano
razionalmente la divisa e l’istituzione rappresentata, difendono chi fra loro sbaglia
impunemente.
Ill.mo Ministro degli Interni, dopo tante elucubrazioni, sono giunto ad una
conclusione: se queste persone fossero state immediatamente riconoscibili,
responsabili perciò delle loro azioni, non si sarebbero comportate in quella maniera
ed io non avrei perso tanto.
Le chiedo quindi: com’è possibile che in Italia i poliziotti non portino un segno di
riconoscimento immediato come accade nella maggior parte delle Nazioni
europee?
Ill.mo Ministro degli Interni, io non cerco vendetta, semmai Giustizia.
Mi appello a Lei ed a tutte le persone di buon senso affinché questi uomini vengano
fermati ed impossibilitati nello svolgere ancora il loro “dovere”.
Chiedo quindi che si faccia il processo e nulla sia insabbiato.
Cordiali saluti.
Paolo Scaroni, vittima di uno Stato distratto.

giovedì 17 settembre 2009

Battaglia Vinta


Dopo 8 lunghi anni di battaglie soli contro tutti gli Ultras BS1911 Curva Nord hanno vinto e lo stadio super mercato di Castenedolo se ne va in soffitta.Infatti, quando 8 anni fa si iniziò a parlare di questa grande speculazione il gruppo della Curva Nord di Brescia fu il solo ad osteggiarlo fin dall'inizio.Gli ultras della nord nei migliori dei casi erano accusati di essere degli utopisti che si ostinavano a combattere una battaglia già persa, combattevano contro i mulini a vento, gli interessi che stavano dietro al global center(nome dato al grande progetto speculativo) erano troppo forti per poter vincere la loro guerra.I ragazzi della curva nord rispondevano che le battaglie perse sono quelle che non si prova nemmeno a combattere e continuarono senza mai arrendersi a lottare.Ogni tanto erano organizzate grandi kermesse per propagandar la bellezza dello stadio che si voleva costruire e ovviamente chi contestava era bollato come un incivile che andava a disturbare la grande propaganda visto che ovviamente chi osava essere contrario non era certo invitato ha partecipare a quelli che erano chiamati convegni a favore dello stadio.Sempre i fautori dello stadio-commerciale erano tanto civili e democratici che non partecipavano mai, quando era organizzato un convegno aperto alle ragioni sia dei favorevoli sia dei contrari.Con il passare del tempo il super progetto ha trovato vari ostacoli alla sua attuazione e altri soggetti hanno iniziato a aprire gli occhi opponendosi alla sua realizzazione.Le associazioni dei commercianti e esercenti che all'inizio non avevano avuto il coraggio di farsi sentire e restarono indiferenti iniziarono a schierarsi apertamente dalla parte dei gnari della nord e successiva mente anche le forze politiche che non rappresentavano certi interessi si pronunciarono contro il mega progetto di speculazione.La fortuna(senza non si vince mai, ma bisogna saperla costruire e i ragazzi della nord bresciana ci sono riusciti) ha voluto che la grave crisi economica abbia portato al fallimento delle imprese che stavano dietro al global center e ora tutti(per buona pace di Corioni) si sono rassegnati che le uniche strade percorribili sono quelle che prevedono o una ristrutturazione del Rigamonti o la costruzione di uno stadio nuovo all'interno di una cittadella dello sport ove sorgeranno anche delle attività ricettive ma di piccole dimensioni e entrambe le soluzioni sono accettabili anche da parte degli Ultras anche se questultimi preferirebbero la ristrutturazione dell'attuale stadio.Naturalmente visto che l'attuale amministrazione comunale di Brescia preferisce la costruzione novo le opposizioni sono per la ristrutturazione del vecchio stadio di Mompiano, ma una piccola domanda andrebbe loro posta, ma fino a pochi mesi fa non eravate proprio coloro che sostenevano che bisognava costruire il global center perchè il Rigamonti costava troppo ristrutturarlo?

Sempre a proposito della tessera del tifoso

Nessuno ad Ascoli! Tutti al San Filippo!

I ragazzi della Curva Nord Brescia 1911 non organizzeranno la trasferta di Ascoli.
No alla tessera del tifoso!
Prendendo spunto dall’iniziativa partita dalla riunione di Roma del 5 settembre scorso, a seguito della quale molte tifoserie hanno stabilito di attuare lo sciopero del tifo nella prossima giornata di campionato, abbiamo deciso:
-di non ostacolare questa protesta –bensì di sostenerla- sebbene la riteniamo in forte ritardo negli anni e sicuramente non sufficiente ad arginare questa nuova limitazione –la tessera del tifoso- che ha come unico scopo quello di eliminare il tifo organizzato o, nella migliore delle ipotesi, di sostituirlo con tifosi disposti a subire ogni sorta d’umiliazione (Siena-Roma docet);
-di indire un incontro pubblico in data da stabilirsi sul territorio bresciano nel quale esporre i motivi di tanta contrarietà a questa nuova forma di schedatura poliziesca/commerciale (dietro alla tessera del tifoso infatti si nascondono nuove forme di controllo sociale rivolte a tutti, non solo agli Ultras, e ragioni di carattere prettamente economico/speculativo);
-di seguire la Primavera del Brescia durante la partita di sabato 19 Settembre per ribadire, nonostante tutto, il nostro amore per la Maglia biancoblu indipendentemente da chi la indossa. Per questo invitiamo tutti i gnari della Curva a sostenere la nostra scelta, partecipando con la consueta passione e con i giusti colori (bianco e blu).Ritrovo per tutti: ore 14.00 al San Filippo.

Basta anticipi e posticipi! Riguardo alla partita di venerdì alle ore 19.00: ci teniamo a sottolineare la nostra contrarietà di fronte alla scelta della Lega di far disputare ancora una volta una partita in giorni feriali e ad orari impossibili.Per noi bresciani, andare ad Ascoli per questa partita di fatto avrebbe significato perdere due giorni di lavoro e spendere oltretutto centinaia di euro (solo il biglietto della partita costa più di 14 euro!).In questi tempi così difficili in cui il lavoro è diventato quasi un privilegio, francamente non ci saremmo comunque sentiti di chiedere a molti ragazzi di mettere a repentaglio qualcosa di per sé già tanto incerto. Per questo la nostra protesta avrà questa volta un valore aggiunto, con la solita speranza che possa servire a far riflettere chi di dovere.

Dall'ultimo numero della rivista Sport People contro la tessera del tifoso

Ho sentito società affermare che vogliono la carta per fidelizzare i loro tifosi.
Ma sono matti?I tifosi sono già fidelizzati al loro club!
In ogni partita che seguono lo dimostrano!Nemmeno esisterebbero le società se non ci fosse alla base di tutto questa fidelizzazione spontanea dei tifosi ai club per i quali tengono.
Ma in quale mondo vivono i dirigenti che fanno queste comiche dichiarazioni?

Anthony Weatherhill,inventore della tessera del tifoso


Senza tessere, divise
o altra omologazione

E’ un periodo difficile, critico, il peggiore,che il mondo ultras abbia mai attraversato
dal giorno della sua nascita ad oggi, inutile negarlo, inutile nascondersi. Messo in riga
da Sua Maestà Maroni, il sistema calcio intero ha deciso di disfarsi di quello che
ormai è ritenuto un orpello o un fastidioso ed antiestetico neo da rimuovere. Per chi
non cogliesse l’allusione, parliamo ovviamente del tifoso, del pubblico, della
passione popolare, della forza contagiosa che dal basso spingeva le squadre alla
vittoria e, più in generale, decretò ai tempi il successo e l’ascesa di questo sport a
“gioco più bello del mondo”.
Oggi, che invece la fortuna di un club calcistico è legata alla fetta di diritti
televisivi incassati, oggi che le partite non si giocano più sul rettangolo verde
cercando di avvalersi dei favori del “fattore campo”, oggi che più di un pubblico caldo
e agguerrito contano le plusvalenze registrate, le alleanze ordite tra poteri vari,
i rialzi in borsa dei propri titoli azionari,ormai il tifoso è declassato a meno che
cliente, a semplice consumatore del prodotto-calcio, tanto meglio se, come tutti
i consumatori di -tanto per fare un esempio- prodotti bancari quali i bond
Parmalat, lo fa in maniera acritica e sragionata. Poi arriverà un giorno in cui il
raggiro si paleserà in maniera manifesta e forse a qualcuno verrà pure in mente di
dire o pensare che gli ultras avevano ragione, peccato solo che sarà troppo
tardi per far qualcosa di utile.
Ugualmente troppo tardi forse, il
movimento ha ritrovato una sana ed inattesa coesione di intenti e da Nord a
Sud, da Serie A a Lega Pro, da gruppi destrorsi come da gruppi di sinistra, tutti
hanno dato fondo alle loro energie tentando un ultimo colpo di coda a
contrasto di questo diabolico piano ormai in via di concretizzazione attraverso quello
strumento di controllo sociale chiamato “Tessera del tifoso”, ed è non tanto inutile
quanto patetico e ridicolo ogni tentativo di dissuasione da questo assioma assoluto
ed innegabile. La copertina di questonumero, riprendendo le parole
dell’inventore della “tessera”, uno che sicuramente ne sa di più di Abete in
materia, parla in maniera abbastanza chiara: la “fidelizzazione” del tifoso è
quella che ha portato il calcio fino alla sua popolarità odierna e non ha mai avuto
bisogno di schede-punti. Non esiste altra ragione se non quella dell’eliminazione
totale e definitiva degli ultras dal calcio,visto che nemmeno togliendo loro
striscioni, megafoni e tamburi si è riusciti a sradicarli dal proprio ambiente naturale,
dal proprio spazio sociale così difficilmente conquistato, ultima valvola di
sfogo, ultima cellula resistente in un paese di prostrati e lacchè.
Senza nemmeno perdersi ulteriormente in considerazioni sull’assurdità della
retroattività di tali manovre, sulla follia di impedire ad una persona che ha scontato
un Daspo negli ultimi cinque anni e si vede nuovamente sanzionato per
qualcosa che ha già pagato, magari anche ingiustamente e/o con tanto di sentenza a
dimostrazione, senza nemmeno raffrontare alla percentuale di condannati
seduti in Parlamento, l’unica cosa che viene da dire e da pensare è, che se pure
sarà troppo tardi, se –come apre un sito a noi caro e noto- un ribelle non sempre può
cambiare il mondo, di sicuro il mondo non potrà mai cambiare un ribelle. Per cui
quello che mi auguro è che, chiuse le curve in cui ha ribollito e fermentato, la
meglio gioventù si riversi con pari tenacia per le strade e combatta questa nemmeno
più latente dittatura in cui siamo finiti a vivere, magari morendo come movimento,
ma morendo da uomini liberi e non da schiavi come certi altri…

SOLITI PIAGNISTEI

In un attentato avvenuto stamane a Kabul sono morti 15 civili afgani e 30 sono rimasti feriti inoltre sono morti 6 soldati italiani e altri 4 sono rimasti gravemente feriti.
Come al solito è partito il teatrino dei piagnistei per i soldati italiani caduti da parte dei nostri politicanti e dei mas media,mentre dei civili afgani vittime di questa assurda guerra naturalmente non una parola viene pronunciata.
Ero e resto contrario a questa guerra come a quella in Iraq perché è inutile che continuino a mascherarle come missioni di pace,sono a tutti gli effetti delle guerre e per questo non dovevamo partecipare e dovremmo andarcene immediata mente.
Non riesco a di spiacermi più di tanto per i soldati morti in questi anni in Afghanistan e in Iran in quanto hanno scelto liberamente di giocare alla guerra e quindi di accettare le conseguenze e i rischi che tale gioco comporta.
Il mio dolore e il mio dispiacere va ai tanti innocenti vittime delle varie guerre e dei tantissimi morti per fame cioè dell'unica guerra che andrebbe combattuta e che invece vive nella totale indifferenza.







LA PICOLLA ANNA CON MAMMA JACKY,LA VERA NOSTRA PORTA FORTUNA


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